Sabina e la fine della politica


Vorrei riprendere il commento di Sabina al precedente post perché è un piccolo ma completo Bignami di come sia possibile uccidere un’intera vita di passione politica vissuta in prima persona. E non mi riferisco alla corruzione dilagante (mi chiedo dove saremmo oggi senza una magistratura indipendente dal potere politico), parlo più semplicemente di quelli che dovrebbero essere gli elementi connaturati alla politica: la coerenza delle scelte e l’umiltà di sapere che si è al servizio dei cittadini, e non viceversa.
Sabina ha 60 anni, è vedova e si occupa della figlia di 24 anni disabile gravissima. A dicembre, tra due mesi, avrebbe dovuto andare in pensione. 
< La pensione doveva essere per me l'inizio di una nuova vita, mi doveva consentire di stare più tempo con la mia Sashah, e riuscire a fare con lei tutte quelle cose che nel passato, per via del lavoro, non ho potuto fare. >
< La riforma pensionistica ha spazzato via tutti quei progetti che mi davano la forza di finire il tempo che mi rimaneva da lavorare. Mi ha tolto l'entusiasmo e mi ha messo una rabbia dentro che non riesco più a controllare. La cosa che più mi ha delusa è che questa riforma è stata votata senza se e senza ma da quello stesso partito in cui ho sempre creduto e su cui riponevo tanta fiducia. Lo stesso partito di cui l'On. Argentin, si vanta di far parte. >
Ora, io sono fra quelli che pensano che, senza Monti, oggi staremmo peggio. Monti parla di rigore, Berlinguer parlava di austerità, ma aveva dell’equità un concetto diametralmente opposto: avrebbe in primo luogo attaccato le rendite, i privilegi. In caso contrario la base del Pci non gliel’avrebbe perdonato.
< Mi sono convinta nel tempo che le poltrone in Parlamento , una volta occupate, nella testa di chi ci si accomoda, abbiano un effetto deleterio. E' triste dover ammettere che neanche una persona affetta da disabilità, mandata in parlamento con la convinzione che potesse in qualche modo portare avanti i problemi che la stessa disabilità comporta, non sia riuscita a dar voce a chi voce non ha. Ho scritto mille volte all'Onorevole Argentin, mai che una volta si sia degnata di rispondere. >
Delle due l’una: se un disabile va in parlamento o è animato da una grande passione civile o cerca una poltrona più comoda della sua carrozzina. Di solito è la seconda. E voilà, il gioco è fatto: il delitto perfetto si è consumato. 
Conclude Sabina: < Ho sempre amato la politica, l'ho sempre seguita, e nel mio piccolo ho cercato sempre di trovare del buono in chi la praticava per professione. Oggi mi ritrovo a non avere più punti di riferimento, sono arrivata alla conclusione che i partiti, ma ancor più i politici, sono tutti uguali e che l'unico interesse che hanno, una volta eletti, è quello di tutelare i propri interessi e i privilegi che sono una vergogna nazionale. >
Semplice e lineare, avrebbe detto il mio prof. di statistica.
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